SUPERMERCATO TIGRE A PALESTRINA – QUALITA’ SOTTO CASA TUA

Oggi per la nostra rubrica le Eccellenze del Lazio abbiamo visitato il Supermercato Tigre di Palestrina in Via Pedemontana, 88 che rappresenta senza dubbio un’eccellenza non solo per la città di Palestrina, ma per tutta la provincia di Roma. Con il suo impegno quotidiano nel garantire prodotti freschi e di alta qualità, e un servizio al cliente sempre impeccabile, è diventato un punto di riferimento fondamentale per la comunità locale. Ogni visita al supermercato è un’esperienza che unisce praticità e soddisfazione, grazie alla varietà e alla freschezza dei suoi assortimenti. In un mercato in continua evoluzione, il Supermercato Tigre si distingue per la sua capacità di rispondere alle esigenze dei clienti con un servizio personalizzato e attento, che lo rende una realtà apprezzata a Palestrina e nei comuni limitrofi. In definitiva Supermercato Tigre a Palestrina rappresenta una scelta ideale per chi cerca non solo un punto vendita pratico e conveniente, ma anche un’esperienza di acquisto che mette al centro la qualità e il servizio al cliente. Ogni angolo del negozio è pensato per offrire il massimo comfort, con un layout ben organizzato che facilita la spesa. Qualità dei ProdottiUn aspetto che rende il Supermercato Tigre di Palestrina particolarmente amato dai clienti è la freschezza dei prodotti, in particolare la frutta e la verdura, che vengono selezionati ogni giorno per garantire la massima qualità. I clienti possono contare su un’ampia varietà di ortaggi e frutti freschi, pronti per essere consumati, senza dover compromettere la qualità. Anche i reparti di salumi, formaggi e carne sono altamente apprezzati: i salumi sono sempre di primissima scelta, con prodotti tipici e prelibatezze locali, mentre il banco della carne offre tagli freschissimi provenienti dai migliori fornitori, ideali per soddisfare anche i palati più esigenti. Servizio al ClienteIl personale del Supermercato Tigre è un altro elemento che contribuisce a fare di questo punto vendita una scelta vincente. Con un team cortese, professionale e sempre disponibile, i clienti possono contare su un servizio che non si limita a soddisfare le semplici esigenze di acquisto, ma che sa anche dare consigli utili su come scegliere i prodotti migliori. Che si tratti di un cliente abituale o di una persona che visita il supermercato per la prima volta, il personale si distingue per la sua attenzione e disponibilità, creando un ambiente accogliente che invoglia a tornare. Consegna a DomicilioSupermercato Tigre a Palestrina non è solo pratico per chi ama fare la spesa in negozio, ma anche per chi ha poco tempo o preferisce comodità assoluta. Con il servizio di consegna a domicilio, ordinare i prodotti direttamente a casa è semplice e veloce. Basta chiamare il numero 06 9527 0921, e il personale si occupa del resto, portando i prodotti freschi direttamente alla porta del cliente. Questo servizio, che risponde alle esigenze di chi non può recarsi fisicamente al supermercato, è un valore aggiunto che rende l’esperienza ancora più conveniente. Orari di Apertura e ComoditàCon orari ampi, dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 20:00 e la domenica dalle 9:00 alle 13:00, il Supermercato Tigre offre grande flessibilità. Questo permette a tutti, dalle famiglie ai lavoratori, di fare la spesa nei momenti più comodi per loro, senza mai dover rinunciare alla qualità. È il punto di riferimento ideale per chi cerca una spesa quotidiana o per chi vuole fare rifornimento per un’occasione speciale. Supermercato Tigre a Palestrina si distingue per l’attenzione alla qualità, al servizio e alla freschezza dei prodotti, rendendolo la scelta perfetta per chi vuole fare una spesa che unisce convenienza e bontà. Con un personale qualificato e sempre disponibile, un assortimento di alta qualità e il pratico servizio di consegna a domicilio, il supermercato è il punto ideale per soddisfare tutte le esigenze di ogni cliente, creando una solida fiducia che va oltre la semplice transazione commerciale.

Genazzano e la sua Infiorata: Una Tradizione che Unisce Generazioni

L’Infiorata di Genazzano è uno degli eventi più suggestivi e affascinanti di tutta la regione dei Castelli Romani, dove la bellezza delle tradizioni si mescola con l’arte floreale. Questo evento, che ha radici profonde nella cultura del paese, è divenuto nel tempo un simbolo di comunità e di impegno collettivo, un momento di grande festa che coinvolge l’intero paese e i suoi abitanti, dai più giovani ai più anziani. Le origini di questa straordinaria celebrazione risalgono al lontano 1883, quando la tradizione di decorare le strade e le piazze con tappeti di fiori freschi ha preso piede. Da allora, ogni anno, il borgo di Genazzano si trasforma in una vera e propria tela a cielo aperto, dove migliaia di fiori, disposti in opere artistiche di grande impatto visivo, abbelliscono le strade, creando uno scenario che lascia senza fiato. L’Infiorata non è solo una manifestazione artistica, ma rappresenta un’importante tradizione che unisce il passato, il presente e il futuro della comunità di Genazzano. Gli anziani, custodi della tradizione, lavorano fianco a fianco con i giovani, tramandando i segreti e le tecniche di un’arte che richiede pazienza, dedizione e passione. Le strade del paese si riempiono di fiori colorati, disposti con grande maestria in composizioni che riproducono immagini sacre, scene religiose o simboli della cultura locale. La Processione del Sacro Cuore, uno degli eventi clou dell’Infiorata, è un momento solenne e suggestivo. Nel pomeriggio del giorno principale della festa, i circa 400 figuranti della sacra rappresentazione sfilano tra i tappeti floreali, portando in processione la statua del Sacro Cuore. Questo corteo vivente di costumi, preghiere e canti crea un’atmosfera mistica che si mescola con la bellezza dei fiori, dando vita a uno spettacolo unico nel suo genere. Nel 2012, l’Infiorata di Genazzano ha raggiunto un traguardo straordinario, conquistando il Guinness World Records per l’Infiorata più grande del mondo. Un tappeto di fiori che copriva un’area di 1.642,57 metri quadrati, senza interruzione, è stato realizzato interamente con petali freschi. Questo primato ha reso Genazzano ancora più celebre, attirando visitatori da ogni parte d’Italia e del mondo, che ogni anno affollano le vie del paese per ammirare l’arte e la bellezza della festa. Il tappeto floreale, che copre le strade principali del paese, è il cuore pulsante di questa manifestazione. Ogni anno, le composizioni floreali sono realizzate con fiori freschi provenienti da diverse varietà, che vengono raccolti e disposti dai partecipanti in un processo che dura diverse ore. La qualità dei fiori, la creatività dei disegni e la coordinazione tra i diversi gruppi di lavoro sono essenziali per garantire che ogni dettaglio sia perfetto. L’impegno di tutta la comunità si riflette in queste opere, che sono un vero e proprio omaggio alla bellezza della natura e alla devozione religiosa. Ma l’Infiorata di Genazzano non è solo un evento che celebra la cultura e la tradizione religiosa. È anche un’opportunità per il paese di farsi conoscere al di fuori dei suoi confini, attirando ogni anno migliaia di turisti e appassionati di arte e cultura. Questo evento ha avuto anche un grande impatto sul turismo locale, con numerosi visitatori che scelgono Genazzano come meta per il ponte del Corpus Domini, durante il quale si svolge l’Infiorata. I visitatori che giungono a Genazzano possono non solo ammirare i magnifici tappeti floreali, ma anche godere delle bellezze naturali e storiche del paese. Genazzano, con le sue stradine medievali, i suoi palazzi storici e i panorami mozzafiato sulla campagna circostante, è una meta ideale per chi cerca una fuga dalla vita frenetica della città. Inoltre, durante l’Infiorata, è possibile partecipare a numerosi eventi collaterali, come concerti, mostre d’arte e spettacoli teatrali, che arricchiscono ulteriormente l’esperienza dei visitatori. Concludendo, l’Infiorata di Genazzano non è solo una festa di fiori, ma un evento che racchiude in sé l’essenza della cultura, della tradizione e della comunità. La passione che anima i cittadini di Genazzano è il vero fiore all’occhiello di questa manifestazione, che ogni anno riesce a rinnovarsi pur mantenendo intatto il suo legame con la storia e le radici del paese. E con la sua fama internazionale, l’Infiorata di Genazzano continua a essere un appuntamento imperdibile per chi desidera scoprire la bellezza dei Castelli Romani e vivere un’esperienza unica nel cuore della tradizione.

Intervista a Massimo Cicchetti – CEO di Cicchetti Appalti e Costruzioni S.r.l.

“Innovazione, sostenibilità e sicurezza: la nostra strada per un futuro migliore” Fondata nel 1986, Cicchetti Appalti e Costruzioni S.r.l. è diventata uno dei leader nel settore delle infrastrutture stradali, nota per la produzione di conglomerati bituminosi grazie al Fondatore Ennio Cicchetti che nel 1988, acquista – appunto – uno stabilimento di produzione di conglomerato bituminoso per avere il controllo diretto sulla qualità e la produzione dei prodotti utilizzati. L’azienda ha saputo evolversi mantenendo un forte legame con la tradizione e l’attenzione alla qualità, integrando al contempo innovazioni all’avanguardia per una produzione più sostenibile e sicura. Oggi ne parliamo con Massimo Cicchetti, amministratore delegato, che ci racconta come la sua azienda stia affrontando le sfide del settore. D: Signor Cicchetti, ci racconti un po’ della storia di Cicchetti Appalti e Costruzioni. Come è iniziata questa avventura imprenditoriale? Massimo Cicchetti: La nostra storia parte nel 1986. Abbiamo sempre avuto una visione chiara: la qualità dei materiali è alla base di ogni progetto di successo. Nel 1988, per mantenere il controllo diretto sulla produzione e la qualità, abbiamo acquisito uno stabilimento per la produzione di conglomerati bituminosi. Questa mossa strategica ci ha permesso di differenziarci dai concorrenti, garantendo sempre materiali di altissima qualità per le nostre opere. Col tempo, abbiamo continuato a investire in tecnologie moderne, ampliando la nostra flotta di macchinari per eseguire lavori in completa autonomia, un fattore che ha favorito una crescita costante. D: Negli ultimi anni avete fatto un passo avanti significativo con l’installazione del nuovo impianto di produzione Benninghoven TBA4000. Perché questo impianto è così importante per voi? Massimo Cicchetti: Il nuovo impianto Benninghoven TBA4000 rappresenta un punto di svolta per la nostra azienda. È il frutto di un’attenta ricerca sul mercato per trovare la soluzione più all’avanguardia, soprattutto per quanto riguarda l’impatto ambientale. La sua capacità produttiva di 240 tonnellate all’ora e la possibilità di utilizzare fino all’80% di materiale riciclato lo rendono unico. Questo impianto ci consente di essere altamente flessibili nelle esigenze di produzione, mantenendo standard altissimi di qualità e rispettando i più severi requisiti ambientali. Abbiamo fatto una scelta precisa: investire in una tecnologia che non solo migliori le nostre prestazioni, ma che riduca significativamente l’impatto ambientale. Le polveri e le emissioni sono abbattute, i livelli di rumore sono ridotti, e abbiamo la possibilità di operare nel pieno rispetto delle normative. D: Sostenibilità e ambiente sembrano essere concetti centrali nella vostra strategia. Ci può spiegare meglio come queste scelte influenzano la vostra attività quotidiana? Massimo Cicchetti: Assolutamente. Oggi, più che mai, è fondamentale coniugare l’efficienza produttiva con il rispetto per l’ambiente. Nel nostro caso, questo significa fare investimenti mirati e adottare processi che minimizzino l’impatto ambientale senza compromettere la qualità del prodotto. L’impianto Benninghoven, ad esempio, è dotato di un sistema avanzato di abbattimento delle polveri nei punti critici di emissione e di un bruciatore che aspira le emissioni diffuse. Inoltre, abbiamo lavorato per ridurre al minimo i consumi energetici, utilizzando inverter sui motori principali, isolando in modo ottimale le superfici riscaldate e riducendo il numero di componenti meccaniche, come le coclee di trasporto. Queste scelte ci permettono di risparmiare energia e migliorare l’efficienza complessiva dell’impianto. Anche l’aspetto estetico è stato curato, con strutture che si integrano meglio nell’ambiente circostante. D: Parlando di efficienza energetica, quali altri accorgimenti avete adottato per ridurre i consumi? Massimo Cicchetti: Un altro aspetto fondamentale riguarda l’energia. Abbiamo scelto di installare cisterne per il deposito del bitume che sono riscaldate elettricamente e coibentate per ridurre le dispersioni termiche. Gli essiccatori e il bruciatore dell’impianto sono estremamente efficienti, permettendoci di ridurre il consumo di energia. Utilizziamo motori elettrici in classe A1, che garantiscono il massimo rendimento con il minimo dispendio di energia. Questo non solo ci consente di abbattere i costi operativi, ma contribuisce anche a ridurre l’impronta ecologica della nostra attività. D: La sicurezza del personale è un tema molto sentito nel vostro settore. Come affrontate questa sfida? Massimo Cicchetti: La sicurezza è sempre stata una priorità per noi. Il nostro impianto è stato progettato per garantire la massima protezione al personale. Tutte le trasmissioni meccaniche sono cofanate per evitare contatti accidentali, e le scale e passerelle hanno larghezze maggiorate per consentire movimenti più sicuri. Inoltre, abbiamo installato blocchi elettrici azionati da funi a strappo, che interrompono immediatamente il funzionamento dell’impianto in caso di emergenza. I sistemi di protezione meccanica per i cavi elettrici e i collegamenti di terra sono ulteriori misure che assicurano la sicurezza degli operatori. Crediamo che l’innovazione tecnologica non possa prescindere da un impegno serio verso la tutela delle persone che lavorano con noi. D: Guardando al futuro, quali sono i vostri obiettivi e progetti a lungo termine? Massimo Cicchetti: Il nostro obiettivo principale è quello di continuare a crescere, espandendo la nostra presenza sia sul mercato nazionale che internazionale. Vogliamo mantenere la leadership nel settore delle infrastrutture stradali e della produzione di conglomerati bituminosi, puntando sempre su qualità, innovazione e sostenibilità. Con il nuovo impianto Benninghoven, siamo già ben posizionati per affrontare le sfide future. Oltre a questo, stiamo lavorando per incrementare ulteriormente la nostra capacità produttiva e migliorare l’efficienza operativa. Un altro progetto che stiamo valutando è l’integrazione di nuove tecnologie digitali, come l’IoT, per ottimizzare i processi di manutenzione predittiva e controllo remoto degli impianti. D: Concludendo, cosa significa per lei e per la sua azienda riuscire a mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione? Massimo Cicchetti: È una sfida entusiasmante, ma anche una grande responsabilità. La tradizione ci insegna il valore della qualità, della dedizione e dell’attenzione verso il cliente, mentre l’innovazione ci spinge a cercare soluzioni nuove e più efficienti. Per noi, innovare non significa dimenticare il passato, ma piuttosto costruire su basi solide e proiettarsi verso il futuro. Siamo convinti che con il giusto equilibrio tra tradizione e tecnologia possiamo continuare a crescere e a offrire un contributo positivo, non solo per i nostri clienti, ma anche per l’ambiente e la comunità. Cicchetti Appalti e Costruzioni S.r.l., grazie alla visione lungimirante di Massimo Cicchetti, si pone come esempio

Cave: il Presepe Monumentale più Alto d’Europa

Nel cuore di Cave, piccolo comune del Lazio, si trova una delle opere d’arte più impressionanti e suggestive dell’intera regione: il presepe monumentale di Lorenzo Ferri, una creazione che non solo rappresenta la tradizione del Natale ma è anche un capolavoro di scultura e ingegno artistico. Conosciuto come il presepe più alto d’Europa, quest’opera colpisce per la sua imponenza e per il significato storico e religioso che trasmette. Un Museo per Celebrarne l’Artista A Lorenzo Ferri, l’artista e sindonologo che lo ha progettato, è dedicato il Museo Ferri a Cave, un luogo che celebra l’intera produzione del maestro. Il museo ospita non solo il presepe, ma anche altre opere che testimoniano il talento versatile dell’artista, il quale seppe fondere abilità scultorea e profonda conoscenza della Sacra Sindone, altro tema di grande interesse per lui. Le figure del presepe sono ospitate in una sezione speciale del museo, precisamente nelle sale sotterranee dell’ex convento degli Agostiniani, edificio storico che oggi serve come sede del Comune di Cave. Le Statue Monumentali della Natività Le statue che compongono il presepe sono alte più di quattro metri e raffigurano i personaggi centrali della scena della natività: Giuseppe, Maria, il Bambinello, i tre Magi e i loro assistenti. Ogni scultura è stata realizzata con una tecnica straordinaria che prevede l’assemblaggio di “rocchi” di gesso sovrapposti, successivamente trattati con una patina bronzea che dona loro un aspetto quasi eterno, preservando al contempo la leggerezza e la possibilità di trasporto. Questa tecnica innovativa fu ideata proprio per soddisfare le richieste del progetto e per permettere alle statue di essere smontate e trasportate con facilità. La Nascita di un Capolavoro L’idea di questo presepe monumentale risale al 1946, quando i padri Teatini della chiesa di Sant’Andrea della Valle di Roma decisero di indire un concorso per la realizzazione di una nuova rappresentazione della Natività, in particolare dell’Adorazione dei Magi, che avrebbe sostituito il presepe di cartapesta creato da Pietro Cantagalli nel 1846. L’intento era di dotare il convento di una scenografia che esprimesse in modo più grandioso il mistero dell’Incarnazione e dell’adorazione di Cristo Bambino. Il concorso richiedeva quindi la creazione di nove statue di dimensioni straordinarie, alte tra i tre e i quattro metri, realizzate in modo tale da potere essere smontate. La Vittoria del Maestro Ferri e la Sfida della Realizzazione Lorenzo Ferri, originario di Mercato Saraceno, fu il vincitore del concorso e accettò la sfida, pur consapevole delle difficoltà tecniche che avrebbe dovuto affrontare. La creazione di statue così imponenti, non solo richiedeva abilità nella scultura, ma anche una capacità di risolvere i complessi problemi scenografici, come la scelta di materiali robusti ma leggeri e la realizzazione di una struttura capace di sostenere le dimensioni senza sacrificare l’estetica. Con dedizione e passione, Ferri riuscì a dar vita a un’opera che non solo celebra la natività, ma che rende omaggio anche all’arte italiana e alla sua capacità di raccontare storie senza tempo. Un’Opera che Continua ad Affascinare Oggi, il presepe monumentale di Cave è un’attrazione imperdibile per chiunque visiti la zona, specialmente durante le festività natalizie, quando l’opera si riveste di una luce ancora più intensa e mistica. La grandiosità delle statue, unite alla particolarità dell’ambientazione nelle sale sotterranee dell’ex convento, creano un’atmosfera unica, capace di incantare grandi e piccini. Questo presepe rappresenta non solo una testimonianza della fede e della tradizione, ma è anche un esempio di come l’arte possa trasformare e dare nuova vita a uno spazio storico, permettendo di riscoprire antiche strutture e di dare loro un nuovo scopo.

Il Mosaico ellenistico più grande d’Italia a Palestrina

Palestrina, città anticamente nota come Praeneste, conserva uno dei mosaici ellenistici più straordinari d’Italia. Questo capolavoro artistico rappresenta una dettagliata carta geografica dell’Egitto, che riproduce il corso del Nilo in una veduta prospettica. Il mosaico, noto anche come il “Mosaico del Nilo,” è un’opera unica, sia per la sua grandezza sia per la sua eccezionale qualità artistica. Questa mappa, infatti, riproduce con precisione la geografia egiziana, rappresentando il fiume Nilo durante una delle sue piene stagionali, dal suo sorgere nell’Alto Egitto, ai confini con l’Etiopia, fino al suo sfociare nel Mar Mediterraneo. La Datazione del Mosaico e il Contesto Storico La datazione di questo mosaico è stata oggetto di lunghe discussioni tra gli studiosi. Tuttavia, ricerche recenti hanno stabilito che l’opera risale alla fine del II secolo a.C., quando l’influenza culturale e commerciale tra Praeneste e l’Oriente, in particolare l’Egitto, era particolarmente intensa. Questa ipotesi è supportata dalla collocazione originale del mosaico, che decorava il pavimento di un’aula absidata situata nel Foro di Praeneste, all’interno di un vasto complesso edilizio realizzato proprio durante quel periodo. Questo ambiente è stato identificato come un luogo di culto per una divinità egiziana, probabilmente Iside o Serapide, divinità molto venerate anche in altre città dell’antica Italia. L’Interpretazione del Mosaico e il Suo Legame con il Culto Egizio Il mosaico non aveva solo una funzione decorativa, ma sottolineava anche il legame spirituale e culturale che Praeneste aveva con l’Egitto. I contatti tra Praeneste e l’Egitto erano strettamente legati ai commerci orientali, che portavano beni, idee e costumi da un lato all’altro del Mediterraneo. La crescente interazione commerciale favorì l’integrazione di culti orientali nel tessuto religioso locale, portando alla sovrapposizione e identificazione tra divinità egizie e italiche, come Iside e Fortuna Primigenia. L’opera è attribuita alla scuola di artisti alessandrini attivi in Italia già dal II secolo a.C. Alcune fonti dell’epoca ricordano la presenza a Roma di artisti come Demetrio, detto “il Topografo,” famoso per la sua capacità di rappresentare paesaggi in modo dettagliato e realista. Questo stile caratterizza il mosaico di Palestrina, dove il paesaggio egiziano è descritto con tale precisione da sembrare una vera e propria mappa topografica. La Struttura del Mosaico e la Raffigurazione del Nilo L’ampia superficie del mosaico di Palestrina ospita una rappresentazione complessa e dettagliata del fiume Nilo, raffigurato mentre straripa durante una delle sue inondazioni annuali. Questo fenomeno naturale, fondamentale per l’agricoltura e la vita sociale egiziana, simboleggiava fertilità e abbondanza, valori che erano strettamente legati alla religione e alla vita quotidiana egizia. Il mosaico rappresenta il corso del Nilo con prospettiva dall’alto verso il basso, partendo dall’Alto Egitto (in alto nella composizione) e scendendo fino alla foce mediterranea (in basso). L’intero percorso è punteggiato di scene che ritraggono persone, animali esotici e vegetazione tipica della regione. La varietà dei dettagli suggerisce che il mosaico volesse non solo rappresentare l’Egitto fisico, ma anche trasmettere un’immagine della sua cultura e delle sue risorse naturali. Tra le figure rappresentate, vi sono cacciatori, animali tipici come ippopotami e coccodrilli, e vari tipi di vegetazione, raffigurati con una cura tale da rendere l’opera quasi una narrazione visiva dell’Egitto antico. Il Significato Culturale e Simbolico del Mosaico La presenza di un simile mosaico nella città di Praeneste non è casuale. La fusione dei culti e delle iconografie egiziane con quelli locali rifletteva l’apertura culturale della città e il suo ruolo di crocevia tra culture. Infatti, Praeneste, situata in una posizione strategica, era un importante centro di scambio e commercio e aveva sviluppato stretti legami con le regioni orientali del Mediterraneo. In questo contesto, il mosaico svolgeva probabilmente una funzione di prestigio, mostrando la ricchezza culturale e commerciale della città. Inoltre, l’associazione con il culto egizio simboleggiava prosperità e benedizione divina, concetti che erano strettamente legati alla funzione del tempio in cui il mosaico era collocato. Un Capolavoro dell’Arte Ellenistica Il mosaico del Nilo di Palestrina è un esempio lampante dell’abilità degli artisti ellenistici di riprodurre la realtà con dettagli sorprendentemente accurati. Questo mosaico si distingue per l’uso sofisticato della prospettiva e per la varietà cromatica delle tessere, che contribuiscono a creare un effetto tridimensionale unico nel suo genere. Le tessere, finemente lavorate, danno vita a una rappresentazione vivace e movimentata del paesaggio egiziano, che appare quasi come un dipinto. La Conservazione e la Valorizzazione del Mosaico Oggi, il mosaico di Palestrina è custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, dove è esposto per il pubblico e gli studiosi. La sua conservazione è un impegno costante, volto a preservare un capolavoro che rappresenta non solo un’importante testimonianza storica, ma anche un esempio di straordinario valore artistico. La visione di questa mappa del Nilo offre ai visitatori un viaggio virtuale nell’Egitto antico, permettendo di scoprire il fascino e la maestosità di un periodo storico in cui le culture del Mediterraneo si incontravano e si arricchivano a vicenda. Il mosaico ellenistico di Palestrina rappresenta uno dei capolavori più eccezionali della storia dell’arte antica italiana. Questa grande carta geografica del Nilo non è solo un’opera di eccezionale bellezza, ma anche una testimonianza dei profondi legami culturali e religiosi tra l’Italia e l’Oriente antico. Grazie alla sua conservazione, il mosaico continua a raccontare storie di un’epoca in cui la cultura egiziana e romana si incontravano, rivelando l’intensa interazione tra popoli e credenze in un passato lontano ma affascinante.

I Fuochi di San Martino dal Santuario della Dea Fortuna

I Fuochi di San Martino dal Santuario della Dea Fortuna, l’evento a Palestrina I Fuochi di San Martino dal Santuario della Dea Fortuna: una celebrazione di cultura, folklore ed enogastronomia a Palestrina Il 9 novembre si terrà a Palestrina un evento che celebra la tradizione, la cultura e i sapori locali, in una cornice storica unica. Il Santuario della Dea Fortuna, ospitato nel Museo Archeologico Nazionale Prenestino, farà da sfondo a un’esperienza speciale che unisce musica, folklore e degustazioni tipiche della regione. Organizzato dal Ministero della Cultura in collaborazione con l’associazione “Gabii Praeneste”, l’evento vuole rendere omaggio a San Martino, patrono dei viticoltori, attraverso un programma che riscopre le radici culturali della campagna romana. La magia della location: Il Santuario della Dea Fortuna Il Santuario della Dea Fortuna Primigenia è uno dei siti archeologici più suggestivi del Lazio e, in questo periodo autunnale, si presta particolarmente bene a ospitare una serata dedicata ai “Fuochi di San Martino”. Questa celebrazione è infatti legata alla fine della stagione della vendemmia, un momento in cui anticamente si festeggiava l’arrivo del vino nuovo. I fuochi simbolizzano la purificazione e il rinnovamento della terra, elementi molto presenti nella cultura romana. La scelta di questa cornice non è casuale: il Santuario è un antico luogo di culto, simbolo della devozione alla fortuna e al destino, ideale per valorizzare un evento che si propone di rinsaldare i legami con le radici storiche del territorio. Un viaggio musicale nella campagna romana La serata si aprirà con un momento musicale dedicato ai “Canti della campagna romana”, un omaggio alle tradizioni popolari di questa terra. Saranno protagonisti artisti di talento come Rosaria Angotti, nota per la sua voce di soprano e le abilità percussive, e Luca Attura, maestro nella chitarra battente, strumento tipico del sud Italia, accompagnato da percussioni e voce. La fisarmonica, suonata da Tiziano Costanza, darà un ulteriore tocco caratteristico alla serata, con sonorità che evocano l’atmosfera delle campagne laziali. La musica sarà il filo conduttore di questo viaggio nella cultura popolare, offrendo ai partecipanti un’esperienza che va oltre il semplice ascolto e diventa un’immersione nelle tradizioni e nel folklore del territorio. L’enogastronomia locale: sapori autentici della tradizione Dopo il momento musicale, i partecipanti potranno gustare alcune delle specialità enogastronomiche tipiche del territorio. Il Comitato Festival del Giglietto si occuperà della degustazione, proponendo prodotti locali che rappresentano l’autenticità dei sapori della regione. Tra i protagonisti della tavola ci saranno il celebre Giglietto, un biscotto dalla particolare forma di giglio e dalla ricetta antica, e altri prodotti che richiamano le tradizioni culinarie della campagna romana. La degustazione sarà un’opportunità per scoprire o riscoprire piatti semplici ma dal sapore intenso, realizzati con ingredienti genuini che esprimono la ricchezza del patrimonio gastronomico della zona. L’importanza della prenotazione Considerata la natura esclusiva dell’evento e il numero limitato di posti disponibili, la prenotazione è obbligatoria. Gli interessati sono invitati a riservare il proprio posto chiamando il numero indicato (06 9538100) dalle ore 9:30 alle 15:30, fino a esaurimento posti. Il costo dell’ingresso è simbolico: solo 1 euro, rendendo l’evento accessibile a tutti coloro che vogliono partecipare. Questa quota simbolica vuole sottolineare la volontà di valorizzare la cultura e le tradizioni locali senza imporre barriere economiche, permettendo a un pubblico ampio di godere di un’esperienza culturale e gastronomica unica. Un omaggio a San Martino, protettore della vendemmia San Martino è una figura molto amata nelle tradizioni contadine italiane, spesso associato alla protezione dei vigneti e alla vendemmia. Questo evento vuole quindi non solo intrattenere, ma anche mantenere viva una celebrazione antica, portando avanti una tradizione che affonda le sue radici nella cultura rurale e popolare della campagna romana. I fuochi accesi simboleggiano la purificazione e il ringraziamento per i frutti della terra, un rito che risale a tempi antichi e che trova espressione nei festeggiamenti di San Martino. Conclusione: un evento tra storia, cultura e gusto “I Fuochi di San Martino dal Santuario della Dea Fortuna” rappresentano una straordinaria opportunità per chi desidera vivere un’esperienza che unisce la scoperta di un patrimonio storico con l’amore per le tradizioni popolari e gastronomiche del Lazio. Gli ospiti avranno modo di godere di una serata che li avvicinerà alle radici culturali della regione, circondati dalla bellezza del Museo Archeologico Nazionale Prenestino e accompagnati da musiche che richiamano le atmosfere di un tempo. Tra degustazioni e melodie, l’evento offrirà un assaggio del passato in una cornice che invita alla riflessione e alla celebrazione della cultura locale.

Guadagnolo – Centro abitato più alto del Lazio

Immerso nella bellezza dei Monti Prenestini, Guadagnolo si distingue per essere il centro abitato non comunale più elevato del Lazio, incantando i visitatori con i suoi panorami mozzafiato e la sua storia affascinante. Questo pittoresco borgo è una meta di pellegrinaggio, grazie al celebre Santuario della Mentorella, situato su una rupe che si affaccia sulla valle del Giovenzano. Fondato nel IV secolo d.C., è considerato il santuario mariano più antico d’Italia e forse d’Europa. Ogni anno, numerosi fedeli si recano qui per offrire le loro preghiere alla Vergine, a San Benedetto e a Sant’Eustachio, un martire locale. La fondazione di Guadagnolo è avvolta nel mistero, con alcune leggende che narrano di Romani in fuga dalle incursioni barbariche che trovarono rifugio tra queste colline. Altri storici sostengono che il nucleo originario sia stato formato dai contadini che coltivavano le terre di pertinenza del Santuario, analogamente a quanto avvenne nei monasteri storici come quelli di Cassino e Subiaco. Secondo lo studioso Atanasio Kircher, il nome “Guadagnolo” deriverebbe dai modestissimi guadagni ottenuti da locandieri e osti che accoglievano i pellegrini. Durante il XII secolo, Guadagnolo e la vicina Poli passarono sotto il controllo della potente famiglia Conti, che ne mantenne il dominio per circa sei secoli. Nel 1808, il territorio passò per eredità alla famiglia Sforza Cesarini, e successivamente, nel 1820, alla famiglia Torlonia. Prima del 1870, Guadagnolo era un comune autonomo con meno di 500 abitanti, i quali vivevano principalmente di pastorizia e agricoltura. L’altopiano noto come “Prati” era fertile, producendo fieno e cereali, mentre le foreste circostanti fornivano legname pregiato. Tuttavia, dopo il 1870, Guadagnolo dovette rinunciare alla sua indipendenza, legandosi a Poli, il quale, a causa delle sue limitate risorse, non contribuì allo sviluppo della frazione. Questo portò a una progressiva erosione dei servizi e delle infrastrutture. Nel 1929, grazie a un referendum, Guadagnolo si staccò da Poli e si unì a Capranica Prenestina. A quel tempo, la frazione era in condizioni disastrose: mancavano acqua potabile, strade adeguate e strutture essenziali come scuole e servizi medici. L’antica Chiesa di San Giacomo Apostolo, che custodiva affreschi del XVI secolo, crollò nel 1950 per la mancanza di restauri, mentre la nuova chiesa fu ricostruita poco distante. Oggi, Guadagnolo è una meta ambita non solo per la sua spiritualità, ma anche per le sue bellezze naturali. I sentieri panoramici offrono l’opportunità di esplorare la ricca biodiversità dei boschi, con itinerari che si snodano tra castagni e punti panoramici da cui ammirare i Monti Prenestini e, in giornate particolarmente limpide, il Mar Tirreno. Questo ambiente incontaminato è ideale per chi cerca pace e tranquillità, lontano dalla frenesia della vita urbana. Guadagnolo è anche un centro gastronomico di rilievo. La cucina locale, caratterizzata da sapori autentici e ingredienti freschi, offre piatti tipici come l’abbacchio alla cacciatora e la pasta fatta in casa, preparati secondo ricette tramandate di generazione in generazione. Questa offerta culinaria attira visitatori desiderosi di scoprire i sapori tradizionali del Lazio, creando un’esperienza che unisce cultura, storia e gastronomia. La comunità di Guadagnolo continua a prosperare come meta di turismo religioso e naturalistico. Con la sua storia affascinante, la bellezza dei suoi paesaggi e la ricchezza delle sue tradizioni, questo borgo rappresenta un tesoro da esplorare nel cuore dell’Italia. Grazie alla sua accessibilità da Roma, Guadagnolo è una scelta ideale per una gita di un giorno, permettendo ai visitatori di immergersi nella storia e nella natura, in un contesto che unisce spiritualità e bellezza.

Scoprire i Monti Prenestini: Un Viaggio tra Natura, Storia e Tradizione

I Monti Prenestini, situati a est di Roma, rappresentano una delle gemme nascoste del Lazio, un luogo dove la natura incontaminata si fonde con la ricchezza storica e culturale. Questa zona montuosa è famosa per i suoi paesaggi mozzafiato, i borghi storici e la deliziosa gastronomia locale. In questo articolo, esploreremo le meraviglie che i Monti Prenestini hanno da offrire. La Bellezza dei Monti Prenestini Il paesaggio dei Monti Prenestini è caratterizzato da colline verdeggianti, foreste e panorami spettacolari. I punti di vista offrono scenari straordinari, dove è possibile ammirare la valle del Sacco e, nei giorni più limpidi, anche il profilo di Roma. Uno dei luoghi più suggestivi è il Parco Regionale dei Castelli Romani e Prenestini, un’area protetta che ospita una ricca biodiversità e offre numerosi sentieri per escursioni a piedi e in bicicletta. Qui, gli appassionati di birdwatching possono osservare diverse specie di uccelli migratori e residenti, rendendo questo parco un vero paradiso per gli amanti della natura. I Comuni Principali Nel cuore dei Monti Prenestini si trovano alcuni comuni affascinanti, ognuno con la propria storia e tradizioni. Cosa Mangiare nei Monti Prenestini La gastronomia dei Monti Prenestini è ricca e variegata, con piatti che riflettono le tradizioni locali e l’uso di ingredienti freschi e di qualità. Tra le specialità da non perdere: Attività e Luoghi da Visitare Oltre alla bellezza dei paesaggi, i Monti Prenestini offrono anche numerose attività. Gli appassionati di escursionismo possono esplorare i sentieri del Parco Regionale, mentre per gli amanti della storia, le visite ai numerosi castelli e chiese sono imperdibili. I Monti Prenestini sono una destinazione ideale per chi cerca una fuga dalla frenesia della vita cittadina. Con i loro paesaggi mozzafiato, la storia affascinante e la gastronomia ricca, questi monti offrono un’esperienza autentica che rimarrà nel cuore di ogni visitatore. Non resta che organizzare una visita per scoprire tutto ciò che questa splendida regione ha da offrire, immergendosi nella bellezza della natura e nella ricchezza delle tradizioni locali.

Il Museo del Giocattolo di Zagarolo: Un Viaggio nella Storia dei Giocattoli

Nel cuore della campagna laziale, si trova Zagarolo, una deliziosa cittadina arroccata sulle colline che circondano Roma. Questa località è sede di un importante tesoro architettonico: Palazzo Rospigliosi, un magnifico edificio cinquecentesco. All’interno di questo palazzo si trova il Museo Demoantropologico regionale del Giocattolo di Zagarolo, una delle più vaste collezioni di giocattoli del Novecento in Italia e uno dei musei più significativi d’Europa. Qui, i visitatori possono scoprire una straordinaria varietà di oggetti, alcuni dei quali rappresentano vere rarità. Un Tesoro di Storia e Tradizione Il museo è stato fondato nel 1998, grazie a una delibera del comune di Zagarolo, che ha permesso l’acquisizione di pezzi da collezioni private. Oggi, si estende su una superficie di circa 1400 metri quadrati, ospitando oltre 800 giocattoli provenienti da tutto il mondo. Questa straordinaria esposizione offre un affascinante excursus sulla storia del giocattolo, con pezzi che vanno ben oltre il Novecento, includendo anche esempi di artigianato e riflessioni sui costumi dell’epoca. All’interno del museo, i visitatori possono esplorare quattordici sale, ognuna dedicata a diverse tematiche. C’è una sala riservata alle bambole, un’altra al modellismo, una dedicata ai giochi di costruzione e un’ulteriore sezione per i giochi didattici. Questo allestimento non solo permette di osservare i giocattoli, ma anche di comprendere il loro significato storico e culturale. Collezioni Uniche e Preziose Tra gli oggetti esposti, spiccano alcune bambole con teste in biscuit della collezionista Nella Crestetto Oppo, nota esperta del settore. Una rara versione giapponese di queste bambole è presente nel museo, insieme a una varietà di accessori, vestiti e servizi in porcellana. Un esempio affascinante è un antico gioco del domino conservato nella sua scatola di legno originale. Tra i giochi didattici, il Götischer Baustyl degli anni ’30, prodotto in Germania, e una miniatura di drogheria italiana risalente agli anni ’40 sono tra i pezzi più ammirati. Non mancano tricicli, trottole e animali meccanici, insieme a oggetti di intrattenimento come lanterne e proiettori. Di particolare pregio sono i teatrini della collezione Signorelli. La scenografa e costumista Maria Signorelli, fondatrice dell’Opera dei Burattini, ha collezionato un’incredibile varietà di teatrini, marionette e burattini, risalenti a epoche diverse, dal Settecento al Novecento. Alcuni di questi pezzi provengono anche dal Teatro delle Ombre asiatico, arricchendo ulteriormente la proposta museale. Oltre la Conservazione: Un Centro di Attività Culturali Il Museo del Giocattolo non è solo un luogo di conservazione, ma un centro dinamico di iniziative culturali. Si propone di stimolare la creatività e la fantasia, promuovendo una varietà di attività didattiche, convegni e mostre temporanee. Il percorso museale mira a raccontare non solo la visione del mondo dei più piccoli, ma anche la memoria collettiva che questi giocattoli rappresentano. Un’importante missione del museo è educare le nuove generazioni sul significato dei giocattoli esposti. Attraverso laboratori pratici, i giovani visitatori possono apprendere le tecniche di costruzione di vari oggetti, stimolando così la loro creatività e manualità. In questo modo, il museo offre un’esperienza interattiva, permettendo a grandi e piccini di realizzare un semplice giocattolo con le proprie mani, portando a casa un ricordo unico. Un Patrimonio Culturale da Scoprire Il Museo del Giocattolo, situato in Palazzo Rospigliosi, è un’importante istituzione della Organizzazione Museale Regionale. Ospita reperti di grande valore storico ed estetico, provenienti da collezioni prestigiose come quelle di Billig, Crestetto Oppo, Luisa Dellanzo, Marina Caprari e Sabrina Alfonsi. Ogni pezzo racconta una storia e permette di comprendere l’evoluzione del giocattolo nel corso del XX secolo. Le tematiche trattate nel museo non si limitano ai giochi, ma si estendono a vari aspetti della vita quotidiana, come la famiglia, il lavoro e i trasporti, riflettendo così il contesto sociale e culturale del tempo. Le esposizioni sono arricchite da pannelli informativi e apparati didascalici, che aiutano i visitatori a comprendere meglio il legame tra i giocattoli e la vita reale. Conclusione In sintesi, il Museo del Giocattolo di Zagarolo rappresenta una tappa imperdibile per chiunque desideri esplorare la storia dei giocattoli e il loro impatto sulla cultura e sulla società. Grazie alla sua vasta collezione, alle attività educative e alla bellezza di Palazzo Rospigliosi, il museo offre un’esperienza unica e coinvolgente, perfetta per famiglie, appassionati di storia e curiosi di ogni età. Visitarlo significa intraprendere un viaggio affascinante nel tempo, riscoprendo la magia e l’importanza del gioco nella vita di tutti noi.

Dolcetto o scherzetto? A Palestrina arriva la festa di Halloween dedicata ai più piccoli!

Halloween è alle porte, e che piaccia o no, è difficile sfuggire al fascino “spaventoso” di questa festa, specialmente quando si hanno dei bambini! La soluzione? Trovare l’evento perfetto per loro! Quest’anno, torna “Happy Halloween” presso Al Portico di Fortuna. L’appuntamento è fissato per il 31 ottobre alle 16:30, in via Barberini 24, Palestrina (RM), dove l’Associazione PesceBaleno organizzerà un pomeriggio indimenticabile: dolcetto o scherzetto, spettacolo di burattini, laboratori creativi, magie, bolle di sapone e tante sorprese pensate proprio per i più piccoli. I posti sono limitati, quindi è consigliabile prenotare in anticipo per garantire ai vostri bimbi qualche ora di puro divertimento!